Biografia

  • Data di nascita

    1 Settembre 1937

  • Luogo di nascita

    Lecce, Lecce, Puglia, Italia

  • Data di morte

    16 Marzo 2002 (età: 64)

Carmelo Bene nasce a Campi Salentina, in provincia di Lecce, il 1° settembre 1937, alle ore nove e trenta, da genitori originari di Vitigliano, piccola località del Salento meridionale. Dopo gli studi classici presso i gesuiti e dopo il servizio militare a La Spezia, nel 1957 si iscrive all'Accademia d'Arte Drammatica, che frequenta però per un solo anno. L'esperienza (ben delineata nella sua unica biografia-intervista) è devastante (forse anche a causa dei docenti dell'Accademia): gli schemi non possono contenere la crisalide della farfalla-Bene. Sono anni in cui Bene, a Roma, assorbe come una spugna e rielabora tutto ciò che vede e sente. Debutta in teatro con Caligola di Albert Camus nel 1959.

Dopo questa esperienza Bene diventa regista di sé stesso: viene ricordato per la sua innovazione del linguaggio teatrale, per lo stile ricercato, quasi barocco, per la sua maestria da interprete e per aver "massacrato" i classici.

Da molti viene considerato un affabulante ingannatore o un presuntuoso "massacratore" dei grandi testi; per altri Bene è stato uno dei più grandi attori del '900, e questo suo "variare" era un modo per andare contro corrente. La sua lotta era rivolta al dilagante naturalismo che, nell'arte in genere e soprattutto in teatro, si espanderà attraverso la drammaturgia borghese. Il suo era non solo uno schierarsi contro le classiche visioni del teatro e della drammaturgia, ma attraverso il suo genio egli rivendicava l'arte attoriale innalzando l'attore da mera maestranza (così definita da Silvio D'Amico) ad artista. Per Carmelo Bene il testo, poiché nato dalla penna di uno scrittore spesso avulso dal problema del linguaggio scenico, non può essere interpretato: esso deve necessariamente essere creato, o meglio ri-creato dall'attore. Carmelo Bene si scaglia contro il teatro di testo, per un teatro di differenza da lui definito "scrittura di scena", un teatro del dire e non del detto, perché per lui il teatro del già detto non dice niente di nuovo, sarebbe un ripetere a memoria le parole di altri senza creatività, quello che Artaud, caro a Bene, definì un "teatro di invertiti, droghieri, imbecilli, finocchi: insomma di Occidentali". È l'attore che con la scrittura di scena produce teatro hic et nunc. Il testo è "spazzatura" nella scrittura di scena, perché lo spettacolo va visto nella sua totalità. Il testo ha lo stesso valore di altri elementi come le luci, le musiche, le quinte, ecc. Il teatro di testo, di immedesimazione, viene definito da Bene come un teatro cabarettistico. Gli attori che si calano in dei ruoli, che interpretano, sono per lui degli intrattenitori, degli imbonitori, dei "trovarobe". Nel suo teatro, l'attore è l'Artefice. Bene rivendica la scrittura di scena, in cui il testo non viene più messo in risalto come nel teatro di testo, viene anzi martoriato, continuando un discorso iniziato da Artaud, che già aveva iniziato la distruzione del linguaggio, ma che per Bene fallì sulle scene, perché "cadde" nella interpretazione. Carmelo Bene distrugge l'Io (immedesimazione in un ruolo) sulla scena a favore di un teatro del soggetto-attore alla quale superbia è affidata la scrittura di scena.

Impossibile dimenticare le sue versioni di Amleto: mai nessuno aveva interpretato il testo di Shakespeare in quel modo. Amleto/Bene recitava le parti più importanti della pièce senza alcuna importanza, o addirittura, come nel caso dell' "essere o non essere", la recita era rimandata ad un altro attore, che gli faceva da alter ego.

Bene si contrappone al teatro del suo tempo (Teatro di Contraddizione). Verrà definito Attore Artifex, cioè attore artefice di tutto, quella che era la visone del «grande attore». Ma Bene si definì con un neologismo degno di lui stesso come una potente e poderosa MACCHINA ATTORIALE: creatore e creato al tempo stesso, autore, regista, attore, scenografo, costumista…

Bene prenderà molto da Denis Diderot, Bertolt Brecht, Oscar Wilde, Antonin Artaud, Franz Kafka, Vladimir Majakovskij, Giacomo Leopardi, Buster Keaton e Pier Paolo Pasolini, il quale lo vorrà con lui nel suo film Edipo Re. Qui si aprì una breve parentesi cinematografica per Bene, che durò fino al 1973, con Un Amleto di meno. Continuò prolifica invece la sua vita in teatro.

Il 16 marzo del 2002 Carmelo Bene muore a Roma. Il suo funerale non fu pubblico, come egli stesso voleva. Gli ultimi momenti della vita terrena sono contenuti in una rappresentazione post-mortem, un cenotafio elettronico nelle pagine della fondazione.

Affida i diritti delle sue opere alla fondazione L'Immemoriale di Carmelo Bene , a cui partecipa statutariamente anche il presidente della regione Puglia. Bene lascia un'immensa opera costituita da riprese dei suoi capolavori teatrali e dei suoi film, oltre a tutta l'opera letteraria (che comprende anche i testi dei suoi spettacoli) raccolta nel volume Opere (classici Bompiani). La divulgazione del suo lavoro ha influenzato molti artisti italiani e stranieri.

Da segnalare l'apparizione televisiva al "Maurizio Costanzo Show" in concomitanza dell'uscita delle sue opere fra i Classici Bompiani, nella quale, in due ore di colloquio, apparve come insanabile la frattura tra il suo personaggio e la critica settoriale, da lui ritenuta" piena di parvenues".

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