Biografia

  • Data di nascita

    1962 (età: 63)

L’artista algherese nasce musicalmente alla fine degli anni novanta come cantante Jazz. Successivamente decide che la sua strada è quella della musica “etnica”, ma usare questo aggettivo è riduttivo, la sua musica attraversa diversi generi senza rinchiudersi mai in uno schema predefinito. La sua vocazione, è quella di sperimentare e sperimentarsi, di aprirsi alle diverse influenze ed emozioni che hanno urgenza di essere trasmesse in musica. Si muove tra Jazz e Fado portoghese, tra la musica popolare di Alghero e il Tango argentino.

Da questo viaggio con la voce e con la fantasia, si torna sempre al mare. Mediterraneo, che guarda dalla sua città natale, il mare che attira e fa paura. Un po’ come succede ai portoghesi quando guardano l’Oceano. La sua indole di viaggiatrice si sente nella musica e nei testi. Possiamo azzardare poche similitudini nel panorama musicale italiano e non solo, lei ha fatto una scelta precisa: cantare guidata solo dalla passione. Musicalmente è un’autodidatta. Canta grazie al piacere che prova nel fare il suo lavoro, piacere che gli ascoltatori provano a loro volta ascoltandola, anche senza capirne i testi. A volte in italiano, a volte in castigliano, altre in algherese (catalano).

Nel 1998 dà vita, insieme Marcello Peghin, Giovanni Agostino Frassetto e Salvatore Maltana a “Més a prop” il primo lavoro musicale, nella lingua catalana di Alghero, con influenze jazzistiche. Attira l’attenzione del pubblico e della critica tanto da trovare in Mark Harris il suo primo produttore. Pubblica per la Saintrock il suo primo cd “El meu viatge” nel 2000. Questo album, presentato in Catalogna al “Mercat della Musica Viva di Vic”, ottiene dalla SGAE e da Radio4 di Barcellona una menzione speciale come miglior opera prima dell’anno, e viene segnalato anche dalla rivista musicale catalana Enderrock tra le migliori novità discografiche, mentre la critica catalana riconosce la Masu come “la vera rivelazione della nuova canzone d’autore catalana”.

Dopodiché, il “suo viaggio” continua con il secondo e bellissimo lavoro “Alguìmia”. Lavoro autoprodotto, dove si avvale della collaborazione del manodolinista Mauro Palmas e del contrabbassista Salvatore Maltana per gli arrangiamenti. In questo disco usa la lingua catalana come mezzo d’espressione, spostando il suo interesse musicale verso influenze più mediterranee. Partecipa con successo a numerosi festival, ricevendo elogi dalla critica e dal pubblico che risponde con passione alle sue performance nei teatri. Il terzo disco, “Aquamare” racchiude in sé il carattere del viaggio, esplora diversi generi e diverse lingue senza mai allontanarsi però dall’isola di Sardegna. Scrive lei i testi e per gli arrangiamenti si adoperano musicisti come: Marcello Peghin e Michele Palmas. Parteciperanno come musicisti fra i tanti, Fausto Beccalossi alla fisarmonica, Gavino Murgia al sax soprano e alla voce, Mauro Palmas alle mandole e Salvatore Maltana al contrabbasso.

Il fado è presente nella sua musica, sia come atmosfere musicali sia nei testi. Come nasce questa sua passione?

Chi ascolta i miei dischi e in particolare “Alguìmia” trova qualche rimando alle atmosfere del Fado. In effetti può esserci qualche lontano richiamo se non altro nella naturale malinconia del suono della mia voce. Ma tutto questo ha una spiegazione… L’interesse per questa musica nasce sin dalla mia adolescenza con l’ascolto di Amalia Rodriguez, ma è stato solo recentemente che, sentendo le varie voci portoghesi moderne come Dulce Pontes o i Madredeus, ho ritrovato l’antica passione.

L’ho ritrovata e probabilmente l’ho interiorizzata per via di quella certa “saudade”, quel misterioso sentimento che si ritrova anche nei canti di Alghero. Proprio per questo secondo disco ho fatto una ricerca sulle origini dei canti dei pescatori algheresi intervistando direttamente i protagonisti (la tradizione musicale algherese risale a poco più di cinquant’anni fa) e così mi sono naturalmente “innamorata” di quelle melodie tanto che alcune ho voluto registrarle chiaramente con la mia sensibilità. Ad alcuni critici è sembrato di ritrovare le stesse atmosfere e più o meno gli stessi temi affrontati nei testi fadisti, ma l’origine delle canzoni popolari algheresi in effetti si trova a Napoli. Sono i pescatori di corallo, cominciati a sbarcare in città fin dal settecento da Torre del Greco, che portarono qui ad Alghero la loro tradizione musicale che oggi noi tutti conosciamo, generalmente accompagnata dai mandolini. Così cominciarono a nascere anche le canzoni algheresi, ricche di struggenti malinconie e di rimandi al bel canto napoletano…E se si accosta questa tradizione musicale napoletana a quella portoghese con la quale molte sono le affinità, beh…forse il triangolo è tracciato.

Questo aspetto mi fa pensare ai legami forti che esistono tra i Paesi del Mediterraneo, anche senza conoscere a fondo le tradizioni di ogni cultura, possiamo trovare casualmente delle somiglianze.

Esattamente. Anche questa mia piccola e leggera analogia forse è una delle prove dell’esistenza di una cultura mediterranea che ci unisce, e anche se il Portogallo non si affaccia sul Mediterraneo, io penso che quel Paese sia di fatto costituito e si nutra di cultura mediterranea.

Per rimanere in ambito portoghese. Ho notato che in quel Paese esiste una collaborazione tra gli artisti. I musicisti, gli attori o i cantanti partecipano a vari gruppi, a varie manifestazioni mescolandosi senza nessuna remora. In Italia si sta provando timidamente ad iniziare questa prassi in vari generi: dal Rock al Jazz. In Italia è difficile e in Sardegna in modo particolare.

Si, è molto difficile, e i motivi sono di varia natura. La mia passione per il Fado, ma soprattutto il fatto che canto in algherese, mi ha portato sicuramente a distinguermi dagli altri artisti dell’Isola. Un po’ per cercare il mio spazio nella scena musicale (Word o etnojazz…con i musicisti non abbiamo ancora capito come chiamare la nostra musica!!), un po’ come scommessa per il mio futuro lavorativo, nel senso che volevo intraprendere esattamente questa strada. La mia fortuna è stata l’aver incontrato i musicisti con cui lavoro, persone con cui ho instaurato un rapporto di amicizia profonda, tanto da lasciarmi trasportare dalla musica e cantare così, senza nessuna remora, quasi senza pensare, libera. Io canto senza conoscere tecnicamente la musica, canto solo con la passione dando tutta me stessa. Vedo infatti, che la gente apprezza la mia musica anche non capendo perfettamente le parole dei testi, e si emoziona. Il mio percorso musicale è iniziato col Jazz ed è ancora in evoluzione, verso altre lingue e verso altre culture. L’esempio del Fado è solo un aspetto del mio lavoro di ricerca artistica. E per tornare alla tua domanda, possiamo notare quanto i portoghesi abbiano saputo presentare il Fado come un prodotto nazionale, come la loro bandiera. In Italia e in Sardegna in particolare tutto ciò è ancora molto difficile perché non abbiamo un’unica tradizione musicale..

Ci sono state però delle manifestazioni interessanti che vedeva coinvolti molti artisti isolani, come quelli che hanno partecipato al Jazz Expo di Cagliari.

Si. È stata un’occasione importantissima che spero si possa ripetere possibilmente ogni anno, ma si dovrebbe riuscire ad esportare meglio la buona musica sarda magari con una produzione che permetta a più artisti isolani di esibirsi insieme. E credo che queste intenzioni si stiano già concretizzando…

Certo, sarebbe una bella pubblicità per tutta la musica sarda.

Esattamente. C’è bisogno di buona comunicazione in questo senso. A volte, un buon prodotto musicale vale più di cento campagne pubblicitarie per promuovere un paese…

Volevo sapere ora qual'è il suo rapporto con il lavoro, e soprattutto se per realizzare i suoi progetti artistici ha dovuto abbandonare la sua città.

Il mio lavoro non mi ha costretto ad abbandonare l’isola, mi permette invece di viaggiare abbastanza esportando la mia musica in molti Paesi, nel Mediterraneo ma non solo, anche in Nord Europa. Viviamo in una regione stupenda e privilegiata sotto molti punti di vista. Alghero, per esempio, è perfetta per creare e quindi per produrre, ma il passo più difficile riguarda la distribuzione. Ma non è solo un problema sardo… La mia storia artistica è abbastanza recente. Io sono una ex insegnante di Lettere, ho lavorato negli Istituti superiori fino al 2003, poi ho deciso di abbandonare l’insegnamento per dedicarmi alla mia carriera artistica.

Insegnava e cantava fino al 2003?

Ho iniziato a cantare presentandomi al pubblico col primo disco nel 2000. Dal ‘95 iniziai a cantare come interprete di standard Jazz, il primo progetto in catalano è del ‘98. In quell’anno ho annunciato che avrei lasciato il Jazz e avrei abbracciato tutta un’altra musica, la mia. Così nacquero le prime composizioni con Marcello Peghin e Salvatore Maltana, e poco dopo ho mandato una demo con questi primi brani appena registrati a Mark Harris, che si è precipitato subito ad Alghero per organizzare al meglio questo progetto e farlo diventare il mio primo disco. Dopo la registrazione, il disco ha avuto purtroppo vita breve per la mancanza di una distribuzione adeguata. Nel 2003 è uscito il secondo disco “Alguimia”, interamente prodotto da me.

Lei ha prodotto il suo disco?

Sì, e ho prodotto anche il terzo disco, AQUAMARE, interamente con le mie forze. Io penso al progetto musicale, al mondo sonoro che vorrei riprodurre, alle spese di produzione, al progetto grafico, successivamente si trova un distributore. Insomma, ho investito su me stessa e ho creduto nel mio lavoro, continuando a cantare e a scrivere in lingua catalana. Questo lavoro è difficilissimo, bisogna fare in modo che funzioni tutto: dalla produzione alla distribuzione, dall’accostamento dei vari musicisti agli arrangiamenti, fino alla stampa e alla promozione dei dischi. Tutti questi aspetti li seguo io con mio marito, non esistono manager che rischierebbero per questo genere di musica. È molto più vendibile un artista… più giovane e che usa la lingua italiana, ma io continuerò ad usare il catalano.

Un lavoro a tempo pieno.

Io preparo tutto e mi diverto molto: dai vestiti di scena che disegno io e faccio realizzare, ai biglietti dell’aereo per i musicisti, alla cena in ristorante.

Insomma una vera “madre mediterranea”.

Una donna mediterranea, che vive il Mediterraneo, il suo senso di appartenenza alla terra e al mare, che ha voglia di incontri, di provare a mescolarsi a differenti sonorità. Ho avuto il grande piacere di collaborare con importantii artisti sardi: da Mauro Palmas a Gavino Murgia, dall’amatissimo Andrea Parodi ai Bertas, dall’Orchestra jazz della Sardegna al Karel Quartet di Francesco Pilia, da Carlo Sezzi a Salvatore Maiore. Ma sono felice di lavorare anche con grandissimi artisti non sardi. Uno su tutti è Fausto Beccalossi, fisarmonicista di Brescia straordinario, che mi accompagna sempre da alcuni anni in tutti i concerti. Poi i percussionisti Andrui Ubach catalano e Marco Malatesta di Pescara; e ancora Daniele DiBonaventura al bandoneòn a cui ho affidato la direzione musicale di un lavoro a cui tengo moltissimo che è “Pregàries” un cine-concerto particolarmente intenso con vecchie immagini di Alghero in bianco e nero. Francesco Buzzurro virtuosissimo chitarrista jazz di Agrigento, Giampaolo Bandini eccellente chitarrista classico di Parma con cui canto il tango insieme anche al bandoneonista di Pescara Cesare Chiacchiaretta. E poi ancora il raffinatissimo pianista Oscar del Barba, e i grandi musicisti portoghesi Màrio Pacheco, Màrio Estorninho e Jorge Fernando con cui, naturalmente mi sono permessa di cantare il grande fado di Amàlia..

Sono tutti artisti straordinari. Ma quando deve suonare all’estero, porta con sé un gruppo fisso di musicisti dalla Sardegna?

Porto con me almeno il trio fondamentale chitarra, contrabbasso e fisarmonica. Di questi tempi non è possibile permettersi grandissime produzioni…tranne qualche speciale occasione.

Ogni concerto, in qualche modo è uno spettacolo diverso.

Ogni concerto è sempre uno spettacolo diverso, anche grazie al fatto che non sempre possiamo trovarci insieme per le prove, e così capita che parte dei concerti sia affidata all’improvvisazione. Devo dire che è eccitante e molto divertente. Mi accompagnano dei grandi professionisti, bastano pochi accorgimenti prima di iniziare e poi… tutto funziona!

Una collaborazione internazionale tra musicisti, non è poco!

Per me è abbastanza, ma bisognerebbe fare di più. Ho in mente un incontro con una cantante siciliana e un’orchestra…vediamo come vanno le cose il prossimo anno..

Qual è il suo pubblico quando va in Spagna per esempio? In lei cercano una musicista Jazz, Folk, una cantante popolare?

Di solito mi inseriscono nei festival di musica d’autore e canto nei teatri. In Spagna è ben chiaro che io faccio la cosiddetta “nova cançò catalana”. Il pubblico è molto variegato. In Spagna in particolare, riceviamo sempre un’accoglienza bellissima. Per loro rappresento un po’ una ventata d’aria nuova, pronuncio il catalano con una accento quasi esotico, per loro molto intrigante. Mi trattano come una sorella… per loro noi algheresi siamo i “germans”, ma non è solo un fatto emozionale, ai catalani e agli spagnoli piace la mia musica. Sono stata recensita e intervistata lì dai maggiori quotidiani, sempre con critiche molto buone, sono stata in televisione più volte e in moltissime radio.

Gianmarco Murru

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