Biografia

Pëtr Il'ič Čajkovskij (in russo, Пётр Ильи́ч Чайко́вский) talvolta trascritto come Pyotr Ilyich Tchaikovsky o Ciajkovskij (7 maggio 1840 – 6 novembre 1893) è stato un compositore russo dell’etá romantica.

Čajkovskij nacque a Kamsko-Votkinsk, Russia, da un ingegnere minerario ucraino e dalla sua seconda moglie, una donna di nobili origini francesi. Iniziò a prendere lezioni di pianoforte all’etá di sette anni. Studiò presso il Conservatorio di San Pietroburgo dal 1861 al 1865, diplomandosi con una sua composizione «Ode alla gioia» tratta da un testo di Schiller. Nel 1866, fu nominato professore di teoria e armonia al Conservatorio di Mosca, fondato quell’anno, cattedra che gli fu offerta dal suo maestro, Anton Rubinstein. Mantenne quella posizione fino approssimativamente al 1876.

Soltanto nove giorni dopo la prima della sua «Sesta Sinfonia (Pathétique)» nel 1893 a San Pietroburgo, Čajkovskij morí. È opinione diffusa che si sia procurato la morte, anche se il modo e le circostanze sono ancora incerte: si è parlato di colera, assunto bevendo acqua infetta, anche se è piú probabile l’avvelenamento da arsenico in quanto sappiamo che durante il funerale Rimskij-Korsakov si avvicinò alla salma, e in precedenza alcuni amici avevano baciata la fronte del defunto (è però anche vero che alcune scoperte scientifiche relative al morbo avevano reso giustamente le persone molto meno terrorizzate da una in sé remotissima possibilitá di contagio). Si parla anche di un incoraggiamento al suicidio ricevuto da alcuni amici ed ex-compagni di scuola, affinché potesse evitare lo scandalo derivante da una relazione col nipote di un membro dell’aristocrazia russa.

Forse la piú intressante biografia scritta su Čajkovskij è quella scritta da Nina N. Berberova, maggiormente orientata all’approfondimento psicologico della personalitá del musicista che all’analisi della sua produzione artistica, dall’evocativo titolo de Il ragazzo di vetro, come era solita chiamarlo l’adorata governante Fanny. In tale scritto l’autrice tratteggia un interessante ritratto dell’artista partendo dalla fragilitá giovanile del ragazzo, morbosamente legato alla madre, di origine francese, morta in giovane etá di colera. Attraverso gli anni dell’adolescenza, segnati da turbamenti e legami con compagni di conservatorio, si arriva al profondo legame affettivo con il cugino Davylov, cui sará tra l’altro dedicata l’ultima opera, quella sesta sinfonia che può senza dubbio essere considerata lo struggente testamento spirituale di Čajkovskij.

La sua vita, notevolmente romanzata, è narrata nel film di Ken Russell L’altra faccia dell’amore (The music lovers, 1970).

La sua tomba si trova al Cimitero Tikhvin di San Pietroburgo.

Culturalmente molto distante dai compositori russi a lui contemporanei d’ispirazione nazionalista, passati alla storia come il Gruppo dei Cinque, Čajkovskij rivelò nella sua musica uno spirito cosmopolita. Pervase da una sensibilitá estenuata e da una naturale eleganza, le sue partiture presentano nondimeno tratti talora distintamente russi, sia nella predilezione per il modo minore, sia soprattutto nel profilo delle melodie, talvolta ricavate dalla tradizione popolare o dalla liturgia ortodossa.

Diversamente dai colleghi russi, Čajkovskij studiò per tutta la vita la musica occidentale - dal prediletto Mozart (mentre è noto che non amasse particolarmente Beethoven, e in particolare il Beethoven della maturitá) agli operisti italiani, dai romantici tedeschi (Schumann certamente il più amato, e preferito al “rivale” Brahms) alla nuova scuola francese di Bizet e Massenet - riuscendo a dare alla sua arte un respiro decisamente internazionale. In questo senso, la sua figura di artista aperto, capace di assorbire e rielaborare qualsiasi linguaggio e qualsiasi forma musicale, è fondamentale sia in ambito romantico, sia per la comprensione del futuro percorso artistico di Igor Stravinskij.

Tra i molti aspetti della sua figura poliedrica, di compositore quanto mai istintivo e appassionato e al tempo stesso estremamente attento alla cesellatura formale, spicca la sua straordinaria sensibilitá timbrica. Čajkovskij seppe indagare le possibilitá espressive degli strumenti tradizionali, in particolare i fiati, ricavandone suoni e impasti originali, raffinatissimi e inconfondibili. L’importanza che egli attribuì ai colori dell’orchestra fu tale da relegare la produzione pianistica in secondo piano, nonostante la straordinaria fama guadagnata dal suo primo concerto per pianoforte e orchestra.

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