Biografia
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Anni di attività
1997 – oggi (28 anni)
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Luogo di fondazione
San Diego, San Diego County, California, Stati Uniti
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Componenti
- Jimmy LaValle
- Joe Plummer
- Mario Rubalcaba
- Matt Resovich
- Pall Jenkins
I Black Heart Procession sono il cuore di tenebra dell'indie-rock americano. La loro musica, cupa e desolata, è l'altra faccia del rock spensierato californiano: una sequenza di ballate suggestive, dalle tinte fortemente oscure, che affondano le radici nella roots music e che superano le tradizioni country e blues trasformandole in forme espressive più moderne e contaminate, nel segno del gotico americano. Una sorta di "Calexico delle tenebre", come sono stati efficacemente definiti. Ma le storie asciutte e senza tempo dei Black Heart Procession sfuggono a qualsiasi stereotipo.
Viaggiare attraverso sé stessi può essere un'esperienza affascinante, ma anche molto dolorosa. Scavare nel profondo dell'animo umano comporta un sacrificio enorme, e cioè la privazione di tutti gli inganni del quotidiano, di tutte le menzogne costruite ad arte per annegare la verità. La musica aiuta l'uomo in questo difficile viaggio. La sua qualità vincente è il fatto di essere "eterea", di non essere una "cosa". La musica si mescola al pensiero, ai sentimenti, fornendo uno sfondo sul quale distendere la nostra malinconia. Bene, non sono molti nella storia del rock, i dischi che possono competere con "2" riguardo questa capacità peculiare. Il suo mood è allo stesso tempo commovente, elegiaco, disarmante quanto a bellezza. Undici brani di straordinario intimismo, capaci di proiettare l'ascoltatore in una dimensione quasi autistica, dove il mondo circostante diventa come eclissato da un sole nero. Musica che va diritta all'anima, insomma.
Le sue radici affondano in anni di country, folk, blues, elettronica, mescolati da un gusto per gli arrangiamenti di grande eleganza. Lo spirito dei tre è quello di chi gioca col suono, raccogliendo la grande lezione del Brian Eno pre-ambient . Tecnicamente, invece, i Black Heart Procession si discostano dall'artista inglese. Quello che Eno faceva con lo studio di registrazione, loro lo fanno con gli strumenti, sperimentando in maniera ludica, cercando di tirar fuori suoni nuovi da strumenti "vecchi". Cronologicamente, sono collocabili nella grande esperienza del rock "intellettuale" degli anni 90, ma la loro musica sfugge a una definizione netta, precisa. E questo la dice lunga sulla qualità del gruppo, capace di coniare un linguaggio originale, perfettamente distinguibile.
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